Sposarsi a distanza è possibile? Sì, la legge prevede questa possibilità quando i due futuri sposi sono lontani e per qualche motivo non possono ricongiungersi. Da un punto di vista legislativo si chiama matrimonio per procura ed era una pratica molto utilizzata in passato soprattutto tra gli emigranti italiani.
Gli uomini spesso partivano verso terre lontane a caccia di fortuna e, una volta che avevano trovato lavoro e si erano sistemati, potevano sposarsi con la loro dolce metà. Per far arrivare le future sposine nella nuova terra era necessario che i due fossero sposati. Ecco quindi che ricorrevano al matrimonio per procura, durante il quale lo sposo e la sposa affidavano il compito di pronunciare il fatidico sì ad un’altra persona delegata.
Esaminiamo in quali casi è possibile ricorrere al matrimonio a distanza e cosa dice la legge in proposito.
Sposarsi a distanza: quali sono i requisiti necessari?
I nubendi che decidono di sposarsi per procura in chiesa oppure al comune devono assolvere ai seguenti requisiti:
- eterosessualità: come è noto in Italia è ammesso esclusivamente il matrimonio tra uomo e donna e non sono ammessi matrimoni tra persone dello stesso sesso. Coppie di gay e lesbiche possono comunque sposarsi civilmente;
- maggiore età: i futuri sposi devono aver compiuto almeno 16 anni e hanno bisogno dell’autorizzazione del tribunale;
- libertà di stato: nessuno dei due naturalmente può essere ancora sposato con qualcun altro;
- capacità di intendere e di volere: la scelta deve essere consapevole e nessuno dei due può essere spinto al matrimonio contro la sua volontà;
- assenza di condanne penali per i reati di omicidio consumato o tentato nei confronti del coniuge dell’altro;
- assenza di qualsiasi tipo di legame di parentela, affinità, adozione e affiliazione. In sostanza non è possibile sposarsi se ci sono legami di sangue o di parentela.
Cosa si intende per matrimonio per procura?
Se non ci sono impedimenti il matrimonio deve essere svolto di persona, alla presenza di entrambi i nubendi. Tuttavia ci sono casi in cui ciò non è possibile e quindi si può ricorrere al matrimonio per procura, regolamentato dall’art. 111 c.c.
Se uno dei due coniugi si trova all’estero e non può raggiungere il partner per gravi motivi, può delegare ad una terza persona il compito di sostituirlo.
Il rappresentante, a nome del coniuge, esprime il consenso a contrarre matrimonio, riportando naturalmente la sua volontà e non quella propria.
Casi del genere possono verificarsi quando lo sposo è un militare in missione o impegnato in guerra all’estero e quindi non può rientrare.
Il concetto di “gravi motivi” tuttavia non è completamente chiaro. Sulla questione infatti la legge non si esprime e lascia al giudice la libertà di valutare caso per caso.
Ad esempio il fatto che l’uomo lavora all’estero e la donna sta concludendo il suo percorso di studio all’università, in genere non è considerato un motivo valido per autorizzare un matrimonio per procura.
Sposarsi a distanza: qual è l’iter burocratico?
Da un punto di vista burocratico la prima cosa da fare è richiedere le pubblicazioni presso l’ufficio anagrafe del comune di residenza, rendendo così nota la propria volontà di contrarre matrimonio. Se nessuno si oppone, allora il comune rilascia il nulla osta.
Il futuro sposo deve scegliere la persona che lo rappresenta tramite la consulenza di un notaio. La delega di una terza persona riveste i crismi dell’atto pubblico e deve essere redatta da un notaio. Dopo che è stata rilasciata bisogna procedere alla celebrazione delle nozze nel giro di 6 mesi.
La procura infine deve essere legalizzata dall’Ambasciata italiana e poi depositata in tribunale come allegato alla richiesta di autorizzazione.
A questo punto tutto è fatto ed è possibile sposarsi a distanza in piena regola.
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