Simone Belli, dal 2007 testimonial e consulente artistico di l’Orèal Paris, per l’azienda ha firmato una linea di pennelli, rossetti e matite. Golosissimo di dolci, single, anticonformista, pignolo, egocentrico e passionale. “Sì, passionale, perché il mio lavoro mi emoziona tanto da estraniarmi da tutto ciò che mi circonda – sottolinea – i piedi per terra li rimetto solo quando poso i pennelli”. Per l’artista del trucco, la sposa deve assolutamente evitare le lampade abbronzanti, ma deve splendere ed essere eterea come una dea.
Quali sono i fondamenti del make-up?
Purtroppo in Italia non si è capito che il make-up si è evoluto, come la telefonia. Come un telefono senza e-mail o google è inconcepibile, per me lo è non stare al passo con l’evoluzione del trucco (tecniche e prodotti, ndr). C’è ancora chi è troppo legato alle nozioni accademiche, al passato e rischia di commettere un grosso errore, che anche io da ragazzo ho compiuto: trascurare la donna.
In che senso?
Se un truccatore fa propri i concetti del passato, del presente e soprattutto se riesce a entrare in sintonia con la donna che ha dinanzi è sulla buona strada. Bisogna superare la rigidità anche perché, fortunatamente, la nostra società non ci impone delle regole standard da rispettare, come negli anni ’30 e ’40. Fatti propri tali concetti, puoi creare un tuo stile, una tua firma, che ti renda unico e riconoscibile. Da professionista posso dire cosa può star bene a una donna, ma l’abilità del make-up artist sta nell’interpretare il volere di lei e renderla bellissima, con il massimo rispetto.
Cosa cambia nel truccare la donna sposa, modella e attrice?
Tutto. Sono nato come truccatore moda, infatti, ancora ricevo riconoscimenti per l’arte del mio lavoro. Ciò mi lusinga. Ma nel corso della mia carriera ventennale, mi sono avvicinato anche alle spose, perché amo comunicare con le persone. La sposa per il suo giorno deve essere se stessa, però bellissima al 100%. Deve essere naturale, elegante e raffinata; anche uno smokey eyes può essere adeguato, attraverso diverse sfumature e miscele di colori. Le attrici sono abituate a essere protagoniste, in loro vedo sempre la donna da far emergere e non la professionista, è un rapporto psicologico e di empatia che si deve creare. Le modelle invece sono tele da dipingere. La difficoltà sta nell’entrare nella mente dello stilista, nella sua realtà a volte assurda.
Per un matrimonio in stile red carpet cosa suggerisci?
Devo parlare prima a telefono con la sposa per capire se sarà mia. Mi spiego. Lavoro con un team di più di 30 collaboratori, tutti validissimi e spesso miei cloni, perché chi lavora con me acquista il mio stile. Ma già dalla comunicazione telefonica capisco se quella sposa sarà truccata da me. Successivamente devo vederla e fare una prova di trucco che può durare anche un giorno intero. Affermo ciò perché spesso le donne che vogliono un look nudo, in realtà vogliono quello eccentrico e viceversa. Stile red carpet per me non esiste, nel senso che anche con un make up naturale, che non sta bene a tutte, si può brillare, specialmente se si è molto belle, starà al truccatore far emergere la bellezza della donna. Il risultato cambia se si usa una tonalità marrone più calda o più fredda. Devono evitare assolutamente le lampade, più risultano bianche migliore sarà il risultato. Devono splendere, essere eteree, dee, naturalmente il discorso cambia se si è mulatte.