Se non fossimo sicuri di essere alla sfilata di Salvatore Ferragamo per la spring/summer 2015, potremmo anche immaginare di esplorare una riserva indigena amazzonica. Nella deriva pluviale dei colori, il gesso vira verso il giallo sole o l’arancio e prosegue sui passi del sabbia, enfatizzato dal verde equatoriale che condensa l’azzurro cielo. A compromettere i toni terrestri del paesaggio, avanza l’asfalto e il nero. Si imprimono così anche sugli accessori da polso, affidati all’arte di murano. Un’immagine urban-chic, raffinata come un arcobaleno.
Nelle silhouette strutturate, anni ‘40, le ampiezze sono come l’itinerario tracciato sulla cartina di un’escursione. Abiti in maglia handmade e seta, sono arati come campi, da coste in rilievo, definiscono il punto vita e lo fasciano come in un abbraccio. Lunghezze al polpaccio si muovono dinamiche, nella versatilità di gonne piegate come in raggi di luce, e pantaloni disinvolti. Tuniche e cappe/kimono profilate dal pitone, alleggeriscono l’immagine appena pronunciata all’altezza dei fianchi dalle cinture in rettile. Il pellame ondeggia al ritmo di danza, muovendosi in giacche, gonne e soprabiti in tweed, ricamati con passamanerie e sfrangiati, per dondolare in superficie come esposti alla brezza marina.
L’adesione al mood corre strisciando sulle borse sagomate, nelle optical clutch o si affina con le tracolle a catena. Prospettive stilistiche e pattern differenti uniscono nel disorientamento. Gli anelli al collo fermano gli abiti lunghi, dall’allacciatura americana, e con le stampe animalier simboleggiano il claim della tribù d’appartenenza. I sandali infradito, fasciati o sabot, trattengono sul pianeta questa creatura che altrimenti si librerebbero in aria, come un satellite. La natura crea l’arte, l’uomo la trasfigura sul corpo attraverso il vestito, per farla percepire anche nei nostri intenti espressivi.