Benché non sia il massimo parlare di divorzio su un blog di matrimonio, per certi versi è necessario per comprendere come funziona. In fondo il divorzio è l’altra faccia, quella più “sporca” e dolorosa, del matrimonio. Per avere una comprensione generale e una panoramica completa della vita matrimoniale è quindi quanto meno utile conoscere il divorzio in Italia, come è nato, come è regolato e cosa dice la legge in proposito.
Come funzionava prima dell’introduzione del divorzio in Italia?
Il divorzio in Italia è stato introdotto nel 1970, ma come funzionava prima? Per capirlo facciamo un excursus storico.
Nei tempi antichi la donna, prima delle nozze, era considerata proprietà del padre. Col matrimonio veniva affidata al marito, al quale veniva donata anche una dote che consisteva generalmente in case e terreni.
In caso di divorzio la donna tornava semplicemente a vivere sotto il tetto paterno ma, se era stata adultera, la dote restava al marito.
Nell’antico Egitto le cose erano diverse, poiché c’era già una grande emancipazione verso le donne che, essendo considerate al pari degli uomini, potevano gestire come volevano il loro denaro anche in caso di divorzio.
Nell’antica Roma invece la moglie, se infedele, perdeva metà della sua dote e veniva esiliata su un’isola.
La situazione si fece ancora più critica per la donna durante il Cristianesimo. La moglie lasciata dal marito poteva tornare dal padre oppure farsi monaca. Se poi la donna era adultera perdeva tutta la sua dote.
Con la Rivoluzione francese si fece un passo avanti verso l’emancipazione e marito e moglie, se non riuscivano più a convivere per incompatibilità di carattere, potevano divorziare.
Dalla rivoluzione industriale in poi le leggi si ammorbidirono ulteriormente e ci furono maggiori aperture verso il divorzio.
Le leggi sul divorzio
Il concetto di divorzio in Italia fu introdotto all’inizio del 1800 con il codice Napoleone, che di fatto permetteva di annullare i matrimoni avvenuti in comune. In realtà l’applicazione risultò molto complicata, poiché per procedere alla separazione serviva il consenso dei genitori e dei nonni di entrambi gli sposi.
Nel 1902 il governo di Giuseppe Zanardelli introdusse una legge che regolamentava la separazione in caso di tradimento, con pene molto severe per il coniuge adultero.
La legge in realtà cadde nel dimenticatoio con l’avvento della prima guerra mondiale, poi con la salita di Mussolini al potere e la firma dei patti Lateranensi fu abolita qualsiasi legge pro-divorzio.
Qualcosa si iniziò a muovere negli anni ’60 e nel 1970 fu approvato la legge Fortuna-Baslini e il divorzio divenne fattibile.
Fu considerata una vittoria soprattutto per le donne, che potevano così scegliere se continuare a vivere con il marito anche se non erano felici.
Com’è regolamentato oggi il divorzio?
Arriviamo così ai giorni nostri, dove il divorzio è una pratica piuttosto diffusa. L’attuale legge ha ridotto i tempi di separazione da 5 a 3 anni.
Con la legge n. 55/2015 è stato introdotto il divorzio breve, che prevede un solo anno per la separazione giudiziale, mentre per la separazione consensuale i tempi possono ridursi a 6 mesi.
Se ci sono figli minori, portatori di handicap, incapaci o non autosufficienti economicamente il divorzio breve deve svolgersi in tribunale con un avvocato per tutelare i figli.
Molte persone oggi preferiscono la convivenza al matrimonio così, in caso di separazione, non bisogna affrontare tutte le problematiche di natura economica e legale relative al divorzio.
Per poter divorziare devono comunque persistere delle condizioni. Innanzitutto non si può vivere sotto lo stesso tetto e i valori sentimentali devono effettivamente essere venuti meno.
Inoltre è possibile chiedere il divorzio se uno dei due coniugi è stato condannato all’ergastolo o ad una pena detentiva per reati gravi, oppure se ha deciso di cambiare sesso.
Il matrimonio può essere sciolto solo a livello civile ma non religioso e questo significa che non è possibile risposarsi una seconda volta in Chiesa.
In alternativa si può dichiarare nullo un matrimonio, cioè come se non fosse mai esistito, in questi casi:
- esclusione di una delle finalità essenziali come procreazione, fedeltà o indissolubilità del vincolo matrimoniale;
- errore sull’identità o sulla qualità del coniuge;
- violenza o timore;
- mancanza di consenso da parte di uno dei due coniugi.
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