(di Floriana Langella) – Abbiamo incontrato Vittorio Sgarbi in occasione della presentazione del suo nuovo libro Gli anni delle Meraviglie – secondo di una collana di 4 volumi sull’arte italiana, pubblicata da Bompiani – che ripercorre il periodo rinascimentale, da Piero della Francesca a Pontormo.
Secondo lei un’opera italiana che rappresenta il matrimonio?
La più bella opera che rappresenta il matrimonio, dal mio punto di vista e sensibilità è l’incontro di Anna e Gioacchino di Giotto. La scena raffigura l’abbraccino davanti alla porta d’oro o aurea. Si vede Gioacchino ritornare dalla moglie perché sa di aspettare un figlio: la vergine. La madonna nasce da Gioacchino e Anna. Lui mette una mano sulle spalle di lei per proteggerla e lei una mano sulla barba e un’altra nei capelli per dare un segno di un affetto e tenerezza. Giotto da un gesto naturale lo fa diventare meraviglioso perché dà umanità alle sue pitture: trasmettendo una tenerezza tale che fa sentire, la bellezza del matrimonio.
Lei crede nel matrimonio?
Sono in astratto contrario, infatti non l’ho fatto, ma quando vedo l’affresco di Giotto, sento nostalgia del matrimonio anche io.
Tra i tanti capolavori presentati nel suo ultimo libro, tra conosciuti e poco conosciuti quale metterebbe in rilievo?
Cristoforo Scacco non lo cito a caso perché è un genio della pittura italiana. Lavora a Napoli, ma è un pittore veronese la cui formazione deriva da Mantegna. È celebre per il dipinto il trittico di Itri o dell’annunciazione. Uno dei capolavori del Rinascimento. L’opera non si poteva vedere perché stava a Fondi, chiusa a chiave in una cappella di cui nessuno teneva le chiave, ma sarà esposta all’Expo di Milano con la mostra i Tesori d’Italia.
A proposito della mostra i Tesori d’Italia, come sarà rappresentata all’Expo di Milano?
Una rappresentazione divisa per regioni dove sono selezionate le grandi opere italiane da Cimabue a Canova: opera di Aosta, storia del Molise, grandi artisti napoletani, quelli toscani e così via.