Il matrimonio non è solo rose e fiori, anzi, le trappole e le insidie non mancano e possono essere di vario genere. C’è un dato significativo che dimostra come il divorzio, soprattutto dopo il lockdown, è un fenomeno pericolosamente in aumento. Si dice che le coppie moderne non hanno voglia di “sacrificarsi” e che hanno difficoltà di comunicazione, quindi prendono la “scorciatoia” del divorzio piuttosto che affrontare un percorso più complicato di confronto e autocritica che però salverebbe un matrimonio. Alla luce dei tanti divorzi e delle tante separazioni la soluzione potrebbe essere affidarsi ad un consulente coniugale. Ma quando una terapia di coppia può funzionare?
Se il matrimonio traballa o è in crisi, un professionista può sicuramente dare una mano ma non può fare miracoli. Serve una partecipazione convinta da parte di entrambi e soprattutto la volontà di mettersi in gioco per salvare davvero il rapporto.
Quando una terapia di coppia può funzionare? I casi in cui un professionista può aiutare
Contattare un professionista può essere d’aiuto quando lui o lei non si sentono più attraenti agli occhi del partner, quando ci sono frequenti incomprensioni o in caso di tradimento o sospetto tradimento.
Anche l’arrivo di figli e la loro crescita paradossalmente possono creare problemi alla coppia, così come possono rappresentare un ostacolo le famiglie d’origine che non dovrebbero mai mettersi tra marito e moglie.
Altra dinamica che può far scoppiare la coppia è la sindrome da nido vuoto, cioè quando uno o più figli se ne vanno di casa. In alcuni casi eventi “traumatici” come la morte di una persona cara, un trasloco o il trasferimento in un’altra città per lavoro possono creare seri problemi alla coppia.
Come funziona la terapia di coppia e a cosa serve
Durante la terapia di coppia il marito e la moglie davanti al professionista possono esprimere tutto il loro disagio, la frustrazione, le emozioni e le esigenze all’interno del rapporto di coppia. Il professionista, ascoltando i due coniugi, prova a ricostruire o a recuperare il rapporto di coppia basandosi sulle esigenze specifiche di entrambi.
L’obiettivo finale è ristabilire un rapporto basato sull’equilibrio e la serenità della coppia. Compito del professionista è fare in modo che entrambi i partner, pur mantenendo la loro identità e senza snaturarsi, riescano a riunirsi in un’unica entità con le loro differenze, ma anche le loro similitudini.
Il partner non è d’accordo: come convincerlo?
In alcuni casi lei vuole fare la terapia e lui no, o viceversa. Molte persone in queste condizioni si chiedono: “Come faccio a convincere il mio partner a fare terapia di coppia?”.
Questa è già una domanda sbagliata, poiché non bisogna convincere il partner o peggio ancora costringerlo a seguire una terapia. Se uno dei due viene trascinato da un consulente matrimoniale sarà poco collaborativo, partirà prevenuto e c’è il rischio che le frizioni aumentino sempre di più.
Si possono però dire delle cose al partner per “ammorbidirlo” e fargli capire che questo step può aiutare per ritrovare la serenità perduta. Ad esempio si può spiegare al partner la sofferenza che si prova dopo un litigio o per aver smarrito la complicità e la spensieratezza di un tempo, facendogli capire che c’è comunque la volontà di continuare insieme, a patto che le cose cambino.
Inoltre è opportuno specificare che il professionista non è un giudice, chiamato a stabilire chi ha torto e chi ha ragione. Il consulente si limita ad ascoltare e a lavorare sulla psicologia di entrambi per proporre soluzioni efficaci per porre fine ai litigi continui.
Le coppie parteciperanno sempre insieme alla terapia, quindi non c’è il rischio che l’uno o l’altra possano spifferare qualcosa al terapista all’oscuro del partner.
Bisogna approcciare alla terapia con la consapevolezza che il consulente non ha la bacchetta magica e non è detto che riesca a risolvere i problemi. Tuttavia se alla base di tutto c’è l’amore e la voglia di continuare a stare insieme, si può sicuramente trovare un compromesso per salvare il matrimonio e vivere pacificamente.
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