In un periodo di crisi economica, come quello che stiamo vivendo, le spose non si devono scoraggiare nella scelta dell’abito nel giorno più bello. Ed è per questo che oggi si parla tanto di riciclo e consumo oculato. Anche la moda ha dato il suo contributo in questo progetto con l’up-cycling, la nuova tendenza green nel settore wedding. Cos’è l’up-cycling? Generalmente nella moda si parla di up-cycling quando si vuole dare nuova vita ai capi attraverso un processo creativo.
La scelta dell’abito è un po’ come cercare un ago in un pagliaio perché gli stili e i tessuti sono tanti, ma nel momento in cui scocca la scintilla tra te e il tuo abito tutto sarà più semplice nella scelta e per capire come modellarlo in base alla tua fisicità e alle tue preferenze.
Ovviamente gli abiti da sposa non costano poco e allora si pensa a come poterlo modificare una volta indossato nel giorno del sì. Lasciarlo nell’armadio o in qualche scatolone a prender polvere non sembra il massimo e quindi c’è sempre più frequentemente la richiesta al proprio atelier di poterlo modificare per eventi speciali successivi o cerimonie, aggiungendo particolari oppure scorporandolo e sfruttandolo quanto più possibile. Per questo l’up-cycling è la nuova tendenza. Analizziamo più nel dettaglio cos’è l’up-cycling e come sfruttarlo.
Cos’è l’up-cycling? Le due strade per utilizzarlo
Ci sono due opzioni: il pre-consumer e il post-consumer. Il pre-consumer consiste nel riciclare gli scarti di tessuto per poi comporre un nuovo abito. I piccoli atelier utilizzano questo progetto per la realizzazione degli abiti da sposa con tessuti di scarto e recupero. Un esempio tutto italiano è la collezione Valdamore.
La finalità è trasformare capi unici interamente prodotti in Italia con tessuti up-cycling provenienti da materiali di scarto di grandi aziende, tutto questo per donare nuova vita all’abito.
Non è più la classica fiaba della principessa che si sposa con un abito nuovo di zecca, ma si tratta di principesse moderne più eco-friendly e attente all’ambiente e, perché no, anche alla tasca!
Il post-consumer invece consiste nel modificare gli abiti già usati. Una moda che sta prendendo sempre più piede non solo nelle case di moda ma anche tra i brand più in voga specializzati del settore bridal e dagli atelier più celebri.
Le soluzioni proposte dai principali brand del settore: da Pronovias ad Emé fino a Bridal
Tra questi ad esempio c’è Pronovias che con il Second Life consente alle spose, una volta scelto il loro abito, di riportarlo nell’atelier dove è stato acquistato e chiedere la trasformazione o la rivisitazione in modo gratuito.
Ultimamente il numero degli abiti rilavorati con la Second Life è sempre più in aumento in ogni nuova collezione.
L’atelier Emé ha invece lanciato una nuovo progetto, Re-Love, lanciato nel mese di dicembre del 2021. Un’esclusiva collezione di wedding dress d’archivio firmati dal brand italiano e rielaborati in collaborazione con Mending for Good, la società di consulenza nata per offrire ai brand di lusso soluzioni creative ed etiche di up-cycling. Dalla collaborazione è nata una vera e propria linea di abiti da sposa in limited edition.
Poi ci sono marchi di nicchia che hanno dato il loro apporto in modo diverso che inizia con abiti da sposa cimelio o vintage forniti dalle clienti, e il brand Bridal crea nuovi stili direttamente su misura e in base al trend del momento.
Basta contattare il marchio per trasformare un abito non più alla moda o non più utilizzato in un capo unico da usare per un’occasione speciale. Un classico esempio è quello di trasformare un abito principesco in un abito corto oppure farlo diventare un due pezzi stravagante.
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