La sobrietà stilistica della sposa Max Mara 2015 va oltre l’estetica del momento, non rinuncia alla tradizione e ci regala una collezione che parla di fiori. Tra i nomi dati agli abiti troviamo sambuchi, petunie, cardi e ninfee, bellezze naturali ingannate dai disegni e custodite dai tessuti.
Grazie a loro, la collezione ci consegna il loro sapere sensibile, gli sbalzi del tempo e il valore contemplato che gli dedica uno sguardo curioso. Più che di libertà, si parla, dunque, di volontà educativa del bello, che spesso ha bisogno di un segno come quello di Max Mara, per la raffinata pulizia del taglio e la chiara espressione di impegno nella cura dei dettagli.
Le creazioni assumono l’aspetto curato e meditato dei giardini giapponesi, nei quali si cristallizza il bianco, che dei rumori attutisce il battito e uniforma e amplifica la percezione.
Neve a imbellettare il volto di un’attrice, la quale, agli applausi dei palchi prestigiosi preferisce l’ambiente familiare di un teatro di periferia dove l’ovazione diventa abbraccio. Nostalgia romantica e semplicità contemplativa, rapprendono l’estetica di abiti sofisticati dal taglio preciso e deciso. Stratificazioni di pizzo Chantilly su tulle o applicazioni di ruches, che con i fiocchi in vita di gros grain sensibilizzano una linearità concettuale.
Plissettature in doppio duchesse, rigorose su top bustier dallo scollo lievemente stondato o più dritto, ma comunque senza spalline. Gonne double si annodano come ali ai fianchi, per apostrofare abiti couture.
Il fil coupé disegna quadri luminosi di fiori bianco-avorio e rosa polvere con glicine, gli stessi che si assiepano con discrezione e in monocolore su abiti con scivolature di tulle dai ricami in rilievo.
Per azzerare le formalità di superficie, piumini midi con collo cratere e applicazioni si accodano con le stole in gazar di seta sormontando i corpini. Fortificazioni che equipaggiano le spose “winter-chic” con scialli pelliccia o bolerini in visone lavorato orizzontalmente e che accompagnano gli abiti come bodyguards.