Si erge sull’antico borgo di Castel Campagnano, immerso nella valle del medio Volturno, chiusa all’orizzonte dal monte Taburno. C’è chi definisce la zona la Toscana del sud e chi la terra dei fuochi, ma il piccolo comune di circa 1.600 abitanti, dal 1945 provincia di Caserta, pare custodire tutte le qualità della Campania felix. Castello Ducale è una villa seicentesca, ampliata al tempo dei Borboni, per essere dimora gentilizia dei Ferrara Vastano e dei Satriano. Una elegante location per matrimoni che conserva ogni particolare delle epoche che l’hanno attraversata, a partire dall’inestimabile tesoro: la chiesa rupestre del VII sec., scavata nella roccia per oltre venti metri. Un esempio sublime di archeologia paleocristiana e di pittura medievale, ricoperta da affreschi iconografici cristiani dell’XI sec. e dedicata al patrono dei Longobardi San Michele. “Consentiamo l’ingresso agli sposi per le foto – racconta la titolare, Phyllis De Stavola – ma c’è chi ci chiede di concederla per concerti di musica da camera. Alcuni turisti americani vi hanno addirittura dormito”.
Castello Ducale ha una capacità di accoglienza di 270 posti a sedere, sia nelle sale interne, sia nel giardino con piscina. Gli ambienti sono sobri e curati nel rispetto della storia, con pochi vezzi di design. Attraversato il portone d’ingresso si accede alla sala aperitivi, con in fondo il camino e dominata dall’imponente macina in pietra. Da qui si ammira il cortile interno, lastricato in pietra, con al centro il pozzo e l’occhio della cantina, la vera protagonista, sempre a venti metri sotto. Vi si accede attraverso una scalinata, con ai lati gli scivoli per far rotolare le botti; è stata scavata a mano nel tufo e grazie alla temperatura costante in qualsiasi mese dell’anno, è ancora utilizzata per far invecchiare il vino in barrique di rovere. Uno scrigno dei tesori dell’azienda vitivinicola omonima “Castello Ducale”, che produce vini i.g.t. e d.o.c. A bacca rossa: Pallagrello, Aglianico, Sangiovese, Barbera e Piedirosso. A bacca bianca: Pallagrello e Falanghina. Degustati con formaggi e stuzzichini cotti nel forno a legna.
Maria Mone, la chef, propone “ricette della nonna rivisitate o della tradizione culinaria del ‘700, come il filetto di maialino nero al Pallagrello”. “Il menù è in base alla stagionalità dei cibi e dei prodotti tipici del territorio, fino ad arrivare quasi a una esasperazione del km Ø – aggiunge -, l’olio evo è quello di Crapareccia, la mozzarella è de il Casolare, i fagioli di Alife e il caciocavallo del matese”. I percorsi enogastronomici offerti da Castello Ducale hanno tre declinazioni: slow, gourmet e d’autore. Gli allestimenti e l’intrattenimento è scelto dall’event manager interno. “Siamo molto attenti alle richieste dei nostri ospiti – spiega De Stavola – ma riteniamo importante che l’intera festa sia in armonia con gli ambienti”. Il palazzo offre anche dieci camere, molto minimal e chi vuole evitare lunghi spostamenti agli invitati può celebrare il rito cattolico accanto, nella suggestiva chiesa settecentesca della Madonna della Neve.
Raffaella Maffei
Direttore responsabile Fables